Impatto economico
Ad oggi sono disponibili dati certi che dimostrano l’impatto che un datacenter può avere sull’economia di un Paese, sull’occupazione e sulla sostenibilità sociale e ambientale.
Se si creassero le condizioni adeguate al settore in termini di tassazione, connettività, disponibilità di energia e spazio, gli investimenti diretti potrebbero raggiungere un volume di circa 3.000 milioni di euro nei prossimi tre anni con un CAGR del 3.80%.
A questo andrebbero aggiunti gli investimenti indiretti derivanti dal fabbisogno di hardware e software per la fornitura che questo tipo di centri richiede e che implicherebbero un investimento aggiuntivo di circa 4.000 milioni di euro nello stesso periodo, oltre alla creazione di posti di lavoro.
L’Italia, con la sua morfologia, è collocata in posizione strategicamente favorevole a ospitare la nuova ondata di sviluppi di datacenter grazie allo sbocco sul Mediterraneo e alla sua capacità logistica di ricevere e mantenere le infrastrutture.
Al fine di favorire questo mercato, risulta essenziale la creazione di un quadro normativo semplice, trasparente ed efficace, unito al riconoscimento e alla difesa di questo settore da parte di organizzazioni governative e istituzionali e la volontà di fare tutto il necessario per attrarre capitali nazionali ed internazionali attraverso la promozione del Paese come destinazione di investimento.
L’arrivo di nuovi cavi sottomarini sulle coste italiane, l’impegno di nuovi attori internazionali nei servizi cloud e di interconnessione nel nostro Paese e la maturità informatica delle sue aziende, sono tutti fattori che stanno convergendo contestualmente e nel momento giusto per affrontare una sfida chiara: recuperare il ritardo rispetto ad altri grandi mercati tecnologici europei, noti anche come Paesi FLAP (Frankfurt, London, Amsterdam, Paris).
Il recente annuncio degli investimenti che alcuni Cloud provider stanno facendo nel nostro Paese, insieme all’intenso lavoro che si sta svolgendo per ottenere le condizioni adeguate in termini di fiscalità, disponibilità di energia e di terreni edificabili, potrebbe attrarre investimenti solo in infrastrutture fisiche stimati per diverse migliaia di milioni di euro nei prossimi cinque anni.
Con questi investimenti si otterrebbe un’infrastruttura commisurata alle dimensioni dell’economia italiana e in grado di sostenere il PIL del Paese. CBRE Italia stima che, considerando il rapporto tra il PIL e la potenza in MW installata nei datacenter di pertinenza, il potenziale di crescita della sola città di Milano rispetto alla condizione odierna dei membri dell’area FLAP è di circa 5 volte.
Questo investimento in infrastrutture provoca un effetto moltiplicatore sugli investimenti in altri settori, nonché la creazione di posti di lavoro.
Ad esempio, la domanda energetica di questi nuovi datacenter aggiunti a quelli già presenti sul territorio nazionale, richiederebbe la produzione di centinaia di MW di nuova energia rinnovabile con un consumo molto stabile, data l’operatività h24/7 di questo settore.
Si stima dunque la necessità di impiegare personale altamente qualificato di circa 30.000 persone per la costruzione, il funzionamento, la gestione di questi centri e l’indotto generato.
Una volta raggiunta questa situazione e considerando le dimensioni dell’economia italiana, la previsione dei principali stakeholder è di mantenere una crescita costante nei cinque anni successivi, il che equivale nuovamente a miliardi di euro di investimenti aggiuntivi con effetti simili a quelli precedentemente indicati.